ANNO 14 n° 119
Proust in cucina Suoni senza confini e muffin al cioccolato
>>>>> di Massimiliano Capo <<<<<
16/02/2015 - 02:01

di Massimiliano Capo

“L’arte non è mai un fine, è soltanto uno strumento per tracciare linee di vita”.
Che poi cosa voglia dire esattamente non lo so. Ma apre uno spazio al pensiero e in quello spazio di riflessione è bello mettere il naso.
Linee di vita, strumento, tracciare.
Tutte cose che hanno a che fare con le mani. Con il fare in generale.
Con la sfera della creatività. Che poi è un modo di leggere il mondo che ci gira intorno.
In costante cambiamento. E che costringe, ci costringe, a ridisegnare ogni volta limiti e confini del nostro agire.
“L’artista contempla il mondo che lo circonda, e cerca di captarne le forze in un’opera, ogni volta in modo diverso”.
Ancora la coppia Deleuze e Guattari e il loro Millepiani.
C’è un bel libro, uscito qualche anno fa, per i tipi del MIT che si intitola Sound Unbound.
Lo ha curato Paul D. Miller aka Dj Spooky that Subliminal Kid.
Il libro ha per sottotitolo, ‘facendo sampling con la musica digitale e la cultura’.
Il sampling, ci spiega Wikipedia,  è prendere una porzione (un sample) di una registrazione musicale e riusarla come uno strumento o un suono in un altra canzone o pezzo.
Il libro si apre con una densa introduzione di Cory Doctorow, blogger (è suo BoingBoing) e scrittore, che racconta di come trovandosi per lavoro a Ginevra si ritrova solo in albergo e allora decide di telefonare alla sua fidanzata a Londra e di farlo via skype aprendo così una finestra reciproca sulla propria vita, l’uno a fare le sue cose in albergo (una telefonata, prendere appunti per il meeting a cui avrebbe dovuto partecipare di lì a poco) l’altra a Londra in casa (anche lei al telefono, a sentir musica, a rilassarsi).
E la telefonata si trasforma in uno spazio, si dilata nel tempo.
Perde la forma della telefonata tradizionale, tiene insieme suoni ed immagini, apre un flusso (questo sì, cosmico) che rimodella le nostre esistenze. Rompe il vincolo territoriale e apre uno spazio in cui esercitare nuove esperienze sensoriali.
Uno spazio che non era Ginevra e che non era Londra.
Uno spazio reale e virtuale allo stesso modo.
Uno spazio indefinibile se non nella dimensione dello spostamento dei bit che lo hanno reso possibile.
Doctorow racconta delle resistenza al cambiamento di tanti periodi della storia. E conclude così: “Il mondo è più povero perché racconti e poesie sono meno amati che in passato, ma fare una legge a protezione della poesia affinché ritrovi il ruolo del passato sarebbe una follia. I poeti di oggi scrivono canzoni così come gli artigiani di successo di oggi hackerano hardware e non fanno ferri di cavallo.
La tecnologia aumenta la creatività, la capacità di stare insieme, l’arte e anche l’amore. Mettere in difficoltà questo processo per salvaguardare qualche modello di business ormai finito è un crimine contro l’umanità”.
L’espressione è forte e provocatoria. Ma da conto di una mutazione profonda e irreversibile.
Che ha cambiato la nostra vita e che continua a cambiarla aprendo ed espandendo i nostri confini.
Ieri era San Valentino e io ho scritto una lettera alla ragazzina dai capelli rossi.
San Valentino è il santo protettore dell’amore. E allora le ho scritto che l’amavo e che la volevo tutta per me.
E poi quella lettera me la sono rigirata un po’ per le mani pensando di infilarla in una busta e poi inviarla così come il mio amico Charlie Brown.
Come lui l’ho riposta nel cassetto insieme alle altre mille che le ho scritto e non le ho mai mandato e sono tornato a leggere.
E così per caso mi è capitata sotto gli occhi questa poesia di Raymond Carver:
“E hai ottenuto quello che
volevi da questa vita, nonostante tutto?
Sì.
E cos’è che volevi?
Potermi dire amato, sentirmi
amato sulla terra.”
Ero lì sul divano e non riuscivo a smettere di leggerla e rileggerla ancora.
Mentre mangiavo un muffin al cioccolato e peperoncino di Mamma Silvana.
 
Ingredienti:
 
per 10 muffin
 
- 5 peperoncini piccoli o un mezzo cucchiaino di peperoncino in polvere
 
- 200 gr di farina
 
- mezza bustina di lievito per dolci
 
- 100 gr di cioccolato fondente
 
- 145 gr di zucchero
 
- 90 gr di burro
 
- 1 uovo
 
- 65 ml di latte
 
Preparazione
 
Mettete a sciogliere a bagno maria il cioccolato e intanto riunite all’interno di una terrina la farina setacciata, il lievito e lo zucchero.
In un’altra ciotola lavorate il burro ammorbidito, l’uovo e poco alla volta versate il latte a filo.
Incorporate i due composti mescolando delicatamente.
A questo punto unite anche il cioccolato e i peperoncini tritati finemente e mescolate fino ad ottenere un composto omogeneo.
Riempite i pirottini di carta per 3/4 ed infornare a 180° per 30 minuti.
Servite freddi con una spolverata di zucchero a velo.
 

VITERBO - ''L’arte non è mai un fine, è soltanto uno strumento per tracciare linee di vita''. Che poi cosa voglia dire esattamente non lo so. Ma apre uno spazio al pensiero e in quello spazio di riflessione è bello mettere il naso. Linee di vita, strumento, tracciare.Tutte cose che hanno a che fare con le mani. Con il fare in generale.Con la sfera della creatività. Che poi è un modo di leggere il mondo che ci gira intorno.In costante cambiamento. E che costringe, ci costringe, a ridisegnare ogni volta limiti e confini del nostro agire.

''L’artista contempla il mondo che lo circonda, e cerca di captarne le forze in un’opera, ogni volta in modo diverso''. Ancora la coppia Deleuze e Guattari e il loro Millepiani.C’è un bel libro, uscito qualche anno fa, per i tipi del MIT che si intitola Sound Unbound. Lo ha curato Paul D. Miller aka Dj Spooky that Subliminal Kid.Il libro ha per sottotitolo, ‘facendo sampling con la musica digitale e la cultura’. Il sampling, ci spiega Wikipedia,  è prendere una porzione (un sample) di una registrazione musicale e riusarla come uno strumento o un suono in un altra canzone o pezzo.Il libro si apre con una densa introduzione di Cory Doctorow, blogger (è suo BoingBoing) e scrittore, che racconta di come trovandosi per lavoro a Ginevra si ritrova solo in albergo e allora decide di telefonare alla sua fidanzata a Londra e di farlo via skype aprendo così una finestra reciproca sulla propria vita, l’uno a fare le sue cose in albergo (una telefonata, prendere appunti per il meeting a cui avrebbe dovuto partecipare di lì a poco) l’altra a Londra in casa (anche lei al telefono, a sentir musica, a rilassarsi).

E la telefonata si trasforma in uno spazio, si dilata nel tempo.Perde la forma della telefonata tradizionale, tiene insieme suoni ed immagini, apre un flusso (questo sì, cosmico) che rimodella le nostre esistenze. Rompe il vincolo territoriale e apre uno spazio in cui esercitare nuove esperienze sensoriali.Uno spazio che non era Ginevra e che non era Londra.Uno spazio reale e virtuale allo stesso modo.Uno spazio indefinibile se non nella dimensione dello spostamento dei bit che lo hanno reso possibile.Doctorow racconta delle resistenza al cambiamento di tanti periodi della storia.

E conclude così: ''Il mondo è più povero perché racconti e poesie sono meno amati che in passato, ma fare una legge a protezione della poesia affinché ritrovi il ruolo del passato sarebbe una follia. I poeti di oggi scrivono canzoni così come gli artigiani di successo di oggi hackerano hardware e non fanno ferri di cavallo.La tecnologia aumenta la creatività, la capacità di stare insieme, l’arte e anche l’amore. Mettere in difficoltà questo processo per salvaguardare qualche modello di business ormai finito è un crimine contro l’umanità''. L’espressione è forte e provocatoria. Ma da conto di una mutazione profonda e irreversibile. Che ha cambiato la nostra vita e che continua a cambiarla aprendo ed espandendo i nostri confini.

Ieri era San Valentino e io ho scritto una lettera alla ragazzina dai capelli rossi. San Valentino è il santo protettore dell’amore. E allora le ho scritto che l’amavo e che la volevo tutta per me. E poi quella lettera me la sono rigirata un po’ per le mani pensando di infilarla in una busta e poi inviarla così come il mio amico Charlie Brown. Come lui l’ho riposta nel cassetto insieme alle altre mille che le ho scritto e non le ho mai mandato e sono tornato a leggere. E così per caso mi è capitata sotto gli occhi questa poesia di Raymond Carver: ''E hai ottenuto quello che volevi da questa vita, nonostante tutto? Sì. E cos’è che volevi? Potermi dire amato, sentirmi amato sulla terra''.

Ero lì sul divano e non riuscivo a smettere di leggerla e rileggerla ancora.Mentre mangiavo un muffin al cioccolato e peperoncino di Mamma Silvana. 

Ingredienti per 10 muffin

5 peperoncini piccoli o un mezzo cucchiaino di peperoncino in polvere

200 gr di farina

mezza bustina di lievito per dolci

100 gr di cioccolato fondente - 145 gr di zucchero

90 gr di burro

1 uovo

65 ml di latte 

Preparazione 

Mettete a sciogliere a bagno maria il cioccolato e intanto riunite all’interno di una terrina la farina setacciata, il lievito e lo zucchero. In un’altra ciotola lavorate il burro ammorbidito, l’uovo e poco alla volta versate il latte a filo. Incorporate i due composti mescolando delicatamente. A questo punto unite anche il cioccolato e i peperoncini tritati finemente e mescolate fino ad ottenere un composto omogeneo.Riempite i pirottini di carta per 3/4 ed infornare a 180° per 30 minuti. Servite freddi con una spolverata di zucchero a velo. 





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